Scopri come scelgo quelli più adatti per ogni paziente, in base alle sue esigenze specifiche
Quando si parla di protesi d’anca, il materiale di cui è composta non è un dettaglio tecnico secondario: è una vera e propria scelta strategica. Ogni impianto ha caratteristiche precise e può offrire vantaggi differenti in base al profilo del paziente. Come chirurgo ortopedico, considero sempre età, livello di attività, aspettative funzionali e anatomia individuale per individuare la combinazione più adatta.
Questo è uno degli aspetti che più approfondisco in fase di pianificazione chirurgica. L’obiettivo è garantire durata, stabilità, comfort e sicurezza nel tempo. È anche per questo che invito chi è in fase di valutazione a contattarmi: conoscere bene le possibilità oggi disponibili può fare la differenza.
Nel corso di questo articolo, condivido il mio punto di vista su materiali e accoppiamenti, spiegando in modo semplice come si arriva alla scelta definitiva. Lo faccio con una convinzione: ogni protesi deve essere progettata sulle esigenze reali della persona e non l’inverso.

Metallo, ceramica o polietilene? Le combinazioni possibili
Una protesi d’anca è composta da più elementi: uno stelo femorale, una testina articolare e una componente acetabolare che si inserisce nel bacino. Questi componenti possono essere costruiti con metallo, ceramica o polietilene, ciascuno con caratteristiche diverse.
Le leghe metalliche più utilizzate sono il titanio e il cromo-cobalto.
Il polietilene, materiale plastico avanzato, viene impiegato nella componente acetabolare. Nelle versioni moderne, è stato rinforzato per migliorare la resistenza all’usura e ridurre il rischio di osteolisi.
Il titanio, in particolare, offre ottima biocompatibilità, leggerezza e capacità di integrarsi con l’osso, rendendolo ideale per lo stelo femorale.
Il cromo-cobalto ha invece una resistenza meccanica molto elevata, utile per le superfici di carico. Alcuni pazienti, però, possono sviluppare reazioni avverse agli ioni metallici che possono essere rilasciati nei tessuti intorno alla protesi, motivo per cui oggi si tende a ridurne l’uso nelle superfici articolari.
La ceramica è diventata una delle scelte più apprezzate per la testina femorale: è liscia, dura, molto resistente all’usura e ben tollerata dall’organismo. Le versioni attuali, raffinate nella microstruttura, sono anche più sicure rispetto al passato. C’è però un rischio, seppur raro, di rumori articolari o fratture in caso di impatti violenti.
Quali accoppiamenti scelgo nella mia pratica clinica

Una delle decisioni più importanti durante la pianificazione chirurgica riguarda l’accoppiamento tra testina e componente acetabolare. In base alle condizioni cliniche e allo stile di vita del paziente, considero queste opzioni:
- Ceramica su ceramica: indicata per pazienti giovani e attivi, offre eccellente resistenza all’usura, anche se può comportare la comparsa di rumori articolari in rari casi.
 - Ceramica su polietilene: la combinazione più utilizzata oggi. Unisce la biocompatibilità della ceramica con la duttilità e la sicurezza del polietilene moderno.
 - Metallo su polietilene: meno usato rispetto al passato, ma ancora utile in casi selezionati, soprattutto per chi presenta rischi minimi di reazioni ai metalli.
 
Durata, resistenza, sicurezza: cosa influenza davvero la longevità
Il materiale è solo una delle variabili che influiscono sulla durata di una protesi. Anche il corretto posizionamento, la biomeccanica del paziente e il rispetto delle indicazioni post-operatorie sono determinanti. Ma è innegabile che i materiali più avanzati oggi disponibili abbiano permesso di ridurre i tassi di revisione negli anni successivi all’intervento.
La ceramica di ultima generazione, ad esempio, ha una resistenza all’usura di gran lunga superiore rispetto alle versioni precedenti. Il polietilene altamente cross-linkato ha dimezzato la produzione di detriti articolari, riducendo il rischio di reazioni infiammatorie croniche. Il titanio poroso, grazie alla sua struttura, stimola la crescita ossea diretta e garantisce una migliore stabilità a lungo termine dell’impianto.
Queste innovazioni sono particolarmente rilevanti in pazienti giovani o molto attivi, nei quali il rischio di revisione precoce è fisiologicamente più alto. Ma anche nei pazienti più anziani, scegliere un impianto costruito con materiali performanti consente un recupero più sicuro e duraturo.

Conclusioni
Quando un paziente arriva da me con l’indicazione all’intervento di protesi d’anca, la scelta del materiale è un momento centrale della pianificazione. Per questo, dedico ampio spazio alla spiegazione delle opzioni e alle motivazioni dietro ogni proposta. Nessun paziente è uguale all’altro e ogni protesi deve essere scelta sulla base delle esigenze specifiche: dalle aspettative funzionali alla conformazione ossea, dallo stile di vita alle eventuali allergie o controindicazioni.
Se stai valutando un intervento di protesi d’anca o vuoi chiarimenti più dettagliati su quale combinazione di materiali possa essere la più adatta al tuo caso, ti invito a contattarmi per una visita. Insieme possiamo definire il percorso più adatto, con l’obiettivo di garantirti un recupero efficace, sicuro e il più possibile duraturo.
								
															
